La cultura italiana moderna affonda le sue radici nel Rinascimento e nell’età barocca e nasce storicamente dall’assenza di barriere tra discipline umanistiche e scientifiche. Da Leonardo a Bruno, da Bernini a Galileo, il sapere veicolato ha sempre attinto ad aree del sapere distinte ma non ritenute distanti, quali quelle della matematica, della filosofia, dell’architettura dell’astronomia, del teatro e della poesia. Con il tempo, questo approccio multidisciplinare è andato svanendo portando progressivamente all’isolamento delle singole componenti. Una rara accezione a questa recente tendenza è stata proposta da Italo Calvino che nelle sue ‘Lezioni americane’ indicò cinque promemoria (leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità) da sviluppare nel millennio attuale. Comune denominatore ai cinque promemoria è proprio l’interdisciplinarità tra scienza e letteratura, basata sulla consapevolezza che le due possano influenzarsi profondamente l’un l’altra.
Il 18 ottobre si terrà una conferenza presso l’aula Marconi del Consiglio nazionale delle ricerche su un progetto didattico che ha un assunto di fondo, quello di un dialogo continuo e protratto tra il mondo delle scienze e quello delle arti, non solo per riconnettersi alle radici della cultura italiana moderna ma anche per creare un ponte verso il futuro e un valido metodo di crescita intellettuale per le nuove generazioni.