Uno studio pubblicato su ‘Nature Communications’, rivela che, nella visione periferica dell’occhio, i neuroni della corteccia cerebrale elaborano i segnali seguendo delle regole di elaborazione dell’informazione proprie del funzionamento di un computer. La ‘visione periferica’, ossia ‘con la coda dell’occhio’, non garantisce la stessa affidabilità e risoluzione della visione centrale, poiché i recettori retinici non sono distribuiti omogeneamente. Come mai, allora, riusciamo ugualmente a vedere ed usare bene le immagini così catturate? I ricercatori, sfruttando un fenomeno visivo conosciuto come “crowding” (ossia affollamento), hanno scoperto che nella visione periferica il cervello opera una continua ricostruzione dell’immagine visiva riempiendola con i segnali più affidabili e attenuando quelli più incerti. Un processo paragonabile a quello di un sistema di videosorveglianza con più telecamere che inquadrano l’ingresso di un palazzo e consentono la scelta della migliore sorgente di informazione da usare. È evidente che se una telecamera temporaneamente invia delle immagini di scarsa qualità, è necessario ricorrere alle altre. La ricerca potrebbe avere ricadute anche nel mondo della visione robotica ed artificiale.