Le foreste hanno una capacità peculiare: quella di 'sequestrare' carbonio atmosferico e di stoccarlo nella biomassa. Questa caratteristica è influenzata dal cambiamento climatico in atto. Un team internazionale cerca di capire il ruolo della gestione forestale nel contrasto agli effetti del cambiamento climatico, analizzando i dati con un approccio modellistico. I risultati, ottenuti grazie a un modello biogeochimico forestale applicato a diversi scenari di gestione selvicolturale e climatici, sono pubblicati sulle riviste 'Science of the Total Environment' e 'Agricultural and Forest Meteorology'. Nel primo studio l’analisi di sei diversi scenari di gestione, compreso uno in cui la foresta è lasciata a una evoluzione “naturale”, si è concentrata sul sito sperimentale del bacino del Bonis in Calabria, una delle piantagioni artificiali di pino laricio più meridionali in Europa. Boschi così a sud mostrano già un’alta suscettibilità agli eventi estremi dovuti al cambiamento climatico e si evince, pertanto, il ruolo chiave di una gestione proattiva, rispetto all’abbandono o alla non gestione, nella mitigazione degli impatti del cambiamento climatico. Nel secondo studio, i ricercatori si sono chiesti se un aumento o una diminuzione in intensità e frequenza dei tagli, rispetto alle pratiche attualmente vigenti, possa automaticamente aumentare la capacità delle foreste di sequestrare e stoccare la CO2 atmosferica. L’indagine è avvenuta attraverso un approccio modellistico applicato su foreste del centro e del nord-europa sotto quattro diversi scenari di cambiamento climatico.  È stato riscontato che boschi con una maggiore frequenza di taglio mostrano mediamente una diminuzione di circa il 30% in termini di sequestro di carbonio e di circa il 5% in termini di accumulo di biomassa, mentre scenari a più bassa intensità di gestione rivelano rispettivamente una diminuzione di circa il 2% e il 7%. La non gestione rappresenta una riduzione, in termini di sequestro e biomassa stoccata, di circa il 16% e il 30% rispetto alla normale pratica.